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Apnee Notturne Ostruttive:
Un Approfondimento con la Dott.ssa Valeria Stancari

Lug 25, 2023 | Consigliati

apnee notturne Dott.ssa Valeria Stancari Dentalcoop

Riepilogo articolo

Di che si tratta?
Chi è afflitto?
Gli adulti
I casi meno gravi
Esempio concreto di paziente
Problema solo notturno?
“Intercettare” il paziente
Il MAD è permanente?
Non è mai una buona idea
Di che età stiamo parlando?

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Valeria Stancari, originaria di Bologna, città nella quale si è laureata, è un medico chirurgo specializzato in Medicina Interna e Odontostomatologia, dopodiché ha conseguito un master in Ortodonzia. Opera principalmente nella clinica Colosseum di Reggio Emilia, ma anche nei centri di Bologna, Carpi e Rimini. In quest’ultimo appuntamento affronteremo il tema delle apnee notturne ostruttive.

Dottoressa, parliamo di apnee notturne ostruttive; di che si tratta?

È un disturbo che, durante il sonno, provoca un’assenza totale del respiro; la frequenza delle apnee, che può essere molto alta per chi ne è affetto in modo grave, arriva a più di 30 interruzioni per 1 ora di sonno. Naturalmente la persona non muore soffocata; per fortuna tutti noi possediamo un “sistema d’allarme” innato che ci protegge, con il sistema nervoso centrale che in questi casi attiva un meccanismo che si chiama arousal. L’arousal permette al cervello di riattivare la respirazione mentre si rimane in stato d’incoscienza, o direttamente di far svegliare la persona.

Mediamente chi è afflitto da questa patologia?

In realtà questo problema affligge anche i bambini, soprattutto quelli con un palato particolarmente stretto. Parliamo di bambini in età dai 5 agli 8-9 anni; per via di un palato molto stretto o a causa di impedimenti provocati dai tessuti molli – tonsille ipertrofiche, adenoidi, tessuti linfatici molto sviluppati – oltre a dormire con la bocca aperta possono sviluppare delle apnee notturne. In questi casi le linee guida del Ministero della Salute prescrivono l’uso dell’espansore palatale, strumento che ogni ortodontista conosce e che usa con grande facilità.

Poi ci sono gli adulti.

Esattamente, l’apnea dell’adulto, dove per la maggior parte si tratta di maschi adulti, spesso in sovrappeso. Anche per questi casi l’odontoiatra sta diventando una sentinella diagnostica, nel senso che spesso la patologia viene scoperta quando un paziente viene a curarsi per un’altra cosa e nel mentre segnala di avere un problema di russamento. Altre volte è il partner che si lamenta del rumore. A questo punto si tratta di fare una diagnosi precisa e quindi “entrano in gioco” altri professionisti come il neurologo, lo pneumologo, l’otorinolaringoiatra.

Nei casi molto gravi si procede con una serie di esami neurologici tra cui la polisonnografia; inoltre, sempre per questi casi particolarmente gravi, il paziente di notte deve portare una maschera – la “Cpap” – collegata con una bombola che emette Ossigeno ad una pressione medio elevata che permette all’aria di arrivare ai polmoni “forzando” il passaggio. Le persone che vengono curate così di solito presentano un quadro complesso anche a livello sistemico, cioè spesso soffrono di pressione alta, sono diabetici e predisposti alla cardiopatia.

I casi meno gravi invece come sono trattati?

Ecco, i casi lievi e moderati sono trattati dall’ortodontista; la terapia prevede di realizzare su misura un apparecchio che – con un acronimo origine inglese – si chiama MAD (Mandibular Advancing Device).
È un apparecchio che crea un piccolo avanzamento della mandibola che, se necessario, può essere via via incrementato, naturalmente con una modalità regolata dall’ortodontista. Questo piccolo avanzamento permette all’aria di passare meglio e di raggiungere i polmoni. Il paziente beneficia molto di questi avanzatori mandibolari.

Ci può fare un esempio concreto di paziente tratto dai casi che ha seguito recentemente?

Certo; poco tempo fa un paziente di Carpi mi è stato inviato da un otorinolaringoiatra. La persona è affetta da un’ostruzione di tipo meccanica con i tessuti molli retro-faringei molto aumentati. Pertanto dev’essere sottoposta ad un un piccolo intervento chirurgico per ridurre la quantità di questi tessuti molli. Nel frattempo, in attesa dell’operazione, l’otorino gli ha consigliato di portare un MAD notturno per far passare meglio l’aria.

C’è da dire che il paziente è in sovrappeso e quindi è il paziente ideale a sviluppare delle apnee notturne, dato che il tessuto adiposo si accumula facendo diventare ipertrofici i tessuti molli, l’ugola, la faringe, il retro-faringe causando un’ostruzione meccanica al passaggio dell’aria.

Le apnee ostruttive sono un problema solo notturno?

Assolutamente no, nel senso che le conseguenze sono gravi e affliggono pesantemente anche la vita di tutti i giorni. Se le apnee sono abbastanza frequenti, il paziente presenta sonnolenza diurna, ad esempio tende a fare pisolini davanti alla TV o ad addormentarsi anche sul posto di lavoro; sono tutti dei segnali da considerare, soprattutto se a carico degli autisti di mezzi pesanti e in generale di chi sta molto tempo alla guida.

Mi riferisco in particolare agli autisti di camion perché, a causa della loro professione, spesso sono soggetti ad aumento di peso e come abbiamo visto l’obesità è una delle cause delle apnee notturne. È quasi inutile spiegare la pericolosità di tutto questo quando una persona conduce un mezzo di svariate tonnellate, tant’è vero che la Motorizzazione, in accordo con il Ministero della Salute, non rilascia il rinnovo della patente a questi pazienti, a meno che non dimostrino di indossare l’apparecchio notturno che gli permette di respirare e quindi di dormire con continuità.

In questi casi è veramente importante riuscire ad “intercettare” il paziente quando si siede sulla poltrona del dentista.

Sì, gli odontoiatri devono ascoltare attentamente il paziente nella fase dell’anamnesi e nel caso inviarlo allo specialista. Tenga conto che il rimedio del problema è costituito da apparecchi abbastanza semplici, costruiti su misura dopo che è stata rilevata un’impronta con uno scanner intra-orale. Inoltre sono necessari altri esami radiologici come l’OPT (Ortopantomografia) e la teleradiografia. Infine il file viene inviato al laboratorio di fiducia che costruirà l’apparecchio.

Non si tratta di un apparecchio piccolissimo, ma sta comunque tutto nel cavo orale e soprattutto è incomparabilmente più confortevole dell’ossigenazione forzata con la maschera Cpap di cui parlavo poco fa.

L’avanzamento della mandibola che avviene mentre si indossa il MAD è permanente o l’effetto scompare una volta che la persona toglie l’apparecchio?

Non è permanente, l’avanzamento avviene unicamente quando il MAD è indossato. Però ha toccato un punto importante, che evidenzia l’importanza dell’ortodontista; quella dove s’interviene è un’area delicata e un avanzamento sconsiderato della mandibola potrebbe portare ad altre problematiche condilari. Sotto controllo medico gli avanzamenti inizialmente sono di un millimetro e anche degli eventuali avanzamenti successivi si effettuano con l’ausilio diagnostico delle teleradiografie.

Soprattutto sono da evitare gli apparecchi commerciali in libera vendita che il paziente si autogestice; non tanto perché non funzionino, ma perché non c’è nessuna prevenzione dei danni che si possono causare a livello mandibolare. Inoltre si tratta di strumenti non certificati e che non permettono il rinnovo della patente.

Diciamo che agire unicamente sul singolo disturbo senza considerare le conseguenze sul resto dell’organismo non è mai una buona idea.

Esattamente. Infatti le apnee notturne spesso si presentano associate a precise configurazioni scheletriche che il medico sa individuare. Per esempio ci può essere un paziente che magari oggi ha 50 anni ma da bambino era una II Classe, cioè con una mandibola retroposta, e che ovviamente è più portato ad accusare questo problema.

Similmente una macroglossia costituisce un ostacolo. Quindi ci sono sì cause meccaniche, ma anche cause funzionali che risalgono alla crescita scheletrica dell’individuo. Sono tutte situazioni che vanno attentamente considerate per comprendere il quadro clinico del paziente. Tutto questo non si può fare con il fai-da-te.

Quando parliamo di pazienti adulti, precisamente di che età stiamo parlando?

Se il paziente è fortemente obeso direi anche dai 30 anni, altrimenti dai 45-50.