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Parola al dottor Zane: cos’è la Chirurgia Guidata

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Mauro Zane, giunto al trentacinquesimo anno di attività professionale, è originario di Padova, città nella quale si è laureato in Medicina e Chirurgia. Fin dal terzo anno di corso ha intrapreso la strada della chirurgia generale, per poi entrare nella selettiva scuola di specialità. Incuriosito dalle nuove frontiere della chirurgia orale ha abbracciato questo percorso, in particolare la cosiddetta “scuola svedese” d’implantologia, conseguendo un master presso l’università di Goteborg (la città nella quale venne eseguito il primo impianto dentale dell’era moderna).
Dottore, quando ancora frequentava le scuole superiori, cosa l’ha spinta ad iscriversi a Medicina?
Non so dirle cos’è stato di preciso, ma mi ricordo bene che ancora quando frequentavo il liceo scientifico avevo le idee chiarissime su cosa avrei fatto.
Se le chiedessi cosa c’è di più diverso nel suo lavoro confrontandosi con quelle che erano le sue aspettative ad inizio carriera?
La continua evoluzione, la necessità di stare sempre al passo. All’inizio non potevo avere l’idea di quello che sarebbe successo; quando ho cominciato la chirurgia orale era un qualcosa di limitato, mentre adesso ci sono molte più opportunità, possibilità di curare e di migliorare l’estetica. La necessità di frequentare corsi d’aggiornamento è costante, come quella di mettere in pratica quanto di nuovo si è appena imparato.
A questo punto vorrei parlare del suo ambito di maggiore interesse, cioè l’implantologia con chirurgia guidata
Utilizzo la chirurgia guidata per i vantaggi che può dare e qui in clinica Dentalcoop l’abbiamo utilizzata parecchie volte. Da poco abbiamo cambiato il tipo d’impianti e quindi c’è tutto un procedimento tecnico di aggiornamento da eseguire; a breve inizieremo a fare chirurgia guidata con il nuovo sistema implantare.
Ora le descriverò in sintesi cos’è la chirurgia guidata, e lei mi dirà se la definizione è corretta: direi che si tratta dell’utilizzo di un software che, a partire da una TAC “cone beam”, elabora una “guida chirurgica” poi materialmente realizzata da uno studio odontotecnico, cioè una specie di mascherina solida che viene applicata sulle arcate del paziente e che permette al chirurgo di installare l’impianto con la massima precisione.
È una definizione corretta, abbastanza schematica direi. “Schematica” perché, dal mio punto di vista, descrive una parte della funzione della chirurgia guidata, cioè la funzione chirurgica, che riguarda la maggior precisione nel posizionamento degli impianti, soprattutto nei casi più difficili; ma poi c’è anche tutto ciò che riguarda la riabilitazione protesica immediata.
Quant’è affidabile la tecnica della chirurgia guidata?
Il mio primo caso di chirurgia guidata l’ho eseguito più o meno dieci anni fa; il paziente era un collega ortopedico. Come lei ha anticipato, il punto di partenza è un esame TAC che deve poi essere digitalizzato in un file che un laboratorio odontotecnico deve avere la capacità di acquisire, per produrre quella che lei ha chiamato “mascherina” ma che in realtà si chiama “dima”, ovvero la guida chirurgica da applicare sull’arcata all’inizio dell’operazione. 10 anni fa tutti questi passaggi non erano per nulla scontati, e il risultato fu una dima che appena applicata mi accorsi essere sbagliata.
Fu così che proseguii a mano l’intervento con la tecnica tradizionale. Adesso è molto difficile imbattersi in errori del genere. Il tutto per dire che sì, è iniziata dieci anni fa, ma è oggi che posso ritenere veramente affidabile la chirurgia guidata.
Molto si gioca sulla perfetta corrispondenza tra la dima e l’arcata del paziente, mi pare di capire
Certo, deve esserci la massima aderenza e la massima corrispondenza; nei casi più complicati, quando andiamo a mettere gli impianti posizioniamo le viti a pochi millimetri da strutture anatomiche. Capisce bene che non possiamo permetterci errori dati da una scarsa tolleranza.