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Parola al Dottore: come funziona lo sbiancamento dentale?

Apr 28, 2022 | Odontoiatria estetica

Riepilogo articolo

Dottore, cos’è che fa diventare i denti più bianchi?
Ma come agisce esattamente l’acqua ossigenata?
Non c’è il rischio che i denti si rovinino?

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Siamo giunti al terzo capitolo del viaggio nel mondo dell’estetica dentale in compagnia del dottor Michele Bianco, in forza alla clinica Dentalcoop di San Donà di Piave (VE). Oggi risponderemo ad una domanda molto frequente tra i nostri pazienti: come funziona lo sbiancamento dentale?

Dottore, cos’è che fa diventare i denti più bianchi?

Lo sbiancamento dentale professionale, che più correttamente bisognerebbe chiamare con la parola inglese “bleaching” (“candeggiamento”), si effettua tramite applicazioni di un gel contenente perossido di idrogeno (H2O2 n.d.r.). Il principio attivo grazie al quale i denti diventano più bianchi, non è altro che, in sostanza, l’acqua ossigenata. In alcuni casi, per lo sbiancamento può essere impiegato anche il perossido di carbammide, che è acqua ossigenata ed urea. Sarà l’igienista (o il dentista) a decidere con quale dei due composti intervenire.

Ma come agisce esattamente l’acqua ossigenata?

Una seduta di sbiancamento comincia con un’igiene dentale che, oltre a pulire perfettamente i denti, rimuove la pellicola di saliva che di norma li ricopre effettuando anche un’azione protettiva. Questo sottilissimo strato di saliva, infatti, ricopre gli spazi interprismatici che caratterizzano la superficie dello smalto. Normalmente, questa patina è fondamentale per fare in modo che i denti non siano troppo sensibili. Nel caso dello sbiancamento, però, la saliva è di ostacolo.
Infatti l’azione del perossido di idrogeno si compie grazie al fatto che le molecole di ossigeno contenute nel gel migrano attraverso la “trama” dello smalto andando a legarsi con le sostanze organiche presenti nei denti. Queste sostanze sono essenzialmente i pigmenti depositati all’interno dello smalto e che, nel tempo, sono stati assorbiti e si sono fissati. L’ossigeno, legandosi a loro, li distrugge e fa in modo che il dente ritorni ad un bianco non raggiungibile con altri metodi.

Non c’è il rischio che i denti si rovinino?

L’evidenza scientifica ci dice di no: con lo sbiancamento effettuato secondo il protocollo professionale, non avviene un cambiamento nella struttura dello smalto o una reazione che lo deteriori.
L’unica vera accortezza è quella di stare attenti ai cibi che si assumono dopo una seduta di sbiancamento. Come ho spiegato precedentemente, per effettuare il trattamento si “aprono” i canali interprismatici dello smalto. Questo vuol dire che per circa 15 ore i denti saranno molto più sensibili del normale.

Se un paziente si dimenticasse di alimentarsi in modo accorto – evitando, per esempio, i cibi caldi/freddi – potrebbe avvertire una sensazione di maggior sensibilità e fastidio. Non è nulla di cui preoccuparsi; i denti saranno solo molto più sensibili del normale fino a quando la saliva non richiuderà, nel giro di qualche ora, gli spazi interprismatici. Per lo stesso motivo il paziente dovrà evitare i cibi particolarmente colorati e risciacquare sempre la bocca dopo ogni pasto, evitando così che i pigmenti si introducano con troppa facilità all’interno dello smalto, inficiando i risultati appena raggiunti.

Appuntamento alla prossima settimana per il quarto e ultimo capitolo della serie di interviste al dott. Bianco!