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Parola al Dottore: come si svolge la terapia di rigenerazione ossea?

Riepilogo articolo
vero e proprio, com’è eseguito?
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Continua il percorso divulgativo in 3 puntate a proposito della rigenerazione ossea guidata, l’ambito nel quale si è specializzato nel corso degli anni il dott. Pierangelo Rossi, affermato professionista del Gruppo Dentalcoop. Nel 1990 il dott. Rossi si è laureto a Padova in Medicina e Chirurgia con il voto di 110/110; in seguito ha intrapreso un percorso di approfondimento dell’ambito odontoiatrico culminato nel 2011 con il Corso di Alta Formazione di Chirurgia tenuto dal professor Ferronato del Policlinico di Padova. Oggi il dott. Rossi è uno dei maggiori esperti italiani di rigenerazione ossea guidata.
Dottore, nella pratica come si svolge la terapia di rigenerazione ossea?
Partiamo dall’inizio: quando incontro un paziente candidato il primo passo da compiere è quello di sottoporlo ad un’analisi radiografica.
Fortunatamente nella nostra clinica disponiamo dello strumento radiologico più moderno ed efficiente, la TAC Cone-Beam-CBCT. Questa macchina, con il più basso dosaggio di radiazioni attualmente possibile, ci permette di effettuare una valutazione tridimensionale dell’anatomia interna del paziente, cioè di visualizzare gli effettivi volumi di osso presenti nella bocca.
In questo modo posso analizzare le dimensioni dell’osso residuo nelle tre dimensioni dello spazio, il tutto nella stessa giornata in cui viene effettuata l’indagine radiologica.
Se l’esame radiografico conferma che il paziente può essere operato, che succede in seguito?
A questo punto mi piace sedermi assieme al paziente davanti allo schermo del computer per interpretare le immagini e spiegargli la situazione in termini pratici. Una volta mostrata la quantità di osso residuo e quando mi sono assicurato che ne siano state comprese le implicazioni, affronto l’argomento delle procedure più opportune per ottenere il ripristino dei volumi di osso necessari per inserire l’impianto o gli impianti, con il fine ultimo di recuperare una corretta funzione masticatoria.
La mia convinzione è che, a questo punto, la terapia chirurgica sia già cominciata. Mi spiego: solo se il paziente ha compreso appieno la situazione e i metodi per ripristinare l’osso, si può creare quell’alleanza tra medico e paziente così importante e fondamentale per il successo della terapia riabilitativa.
Quando questo avviene è il momento in cui comincia il percorso di cura. A tutti gli effetti quella tra me e il paziente può essere definita come una collaborazione in vista di un risultato condiviso.
Entrando nello specifico dell’intervento chirurgico vero e proprio, com’è eseguito?
Con la perdita dei denti molari, questa cavità di aria si espande progressivamente nel tempo a spese dell’osso che supportava i denti stessi.
Con una procedura e un protocollo chirurgico appropriato ed utilizzando l’osso sintetico, si apre una finestra nell’osso. Si procede quindi a sollevare la mucosa che ricopre la parte interna di questa cavità del seno mascellare e si inserisce il sostituto d’osso, cioè il biomateriale, al di sotto della stessa.
Si realizza così un innesto di osso che diventerà, dopo il necessario tempo di rimaneggiamento metabolico, nuovo osso che potrà efficacemente supportare i denti fissi.
Quali sono i tempi di guarigione previsti?
Dipende da come li si calcola.
Mi spiego: per un intervento come quello appena descritto, il rialzo del seno mascellare, dal momento dell’innesto al momento in cui si può eseguire l’impianto passano in genere 8 mesi. Tuttavia, non è questa la cifra che interessa veramente al paziente; al paziente interessa sapere quando potrà uscire dal mio studio con i suoi nuovi denti.
Agli 8 mesi già detti vanno quindi aggiunti altri 4 mesi per la guarigione dall’intervento di innesto. In totale fa 1 anno dal momento in cui opero l’innesto. Comunque, per altri interventi – per esempio in alcuni casi è possibile praticare l’innesto e procedere con l’impianto nella stessa seduta – i tempi possono ridursi; in genere vanno dai 4 ai 12 mesi. Ovviamente durante questo periodo il paziente può indossare una protesi mobile per mantenere la funzionalità e l’estetica della bocca.
Mi preme aggiungere una cosa però: ancora prima dell’innesto in genere c’è l’estrazione di un dente. È questo un intervento che ci tengo sempre ad eseguire personalmente per preservare il più possibile l’osso alveolare su cui da lì a breve dovrò lavorare con l’osso sintetico. In questo modo posso dire anche di avere il completo controllo del percorso clinico del mio paziente.
Appuntamento alla prossima settimana con la terza ed ultima parte dell’intervista al dottor Rossi.