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Il tartaro un nemico da combattere

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Da quando il primo dente spunta dalla gengiva e inizia ad affacciarsi nella bocca, la sua superficie viene colonizzata da milioni di batteri che formano una sottile pellicola trasparente, la placca dentale, che ci accompagnerà per tutta la vita.
La mancata rimozione frequente della placca dentale provoca il progressivo deposito di strati su strati di batteri che, insieme ai minerali apportati dalla saliva, creano una struttura cristallizzata chiamata calcolo dentale (o, più comunemente, tartaro) fino a ricoprire il sottostante smalto dentale. Anche le protesi dentali, lo ricordiamo, non sono immuni a placca e tartaro.
Il tartaro è quindi è un deposito di placca batterica fossilizzata che può essere sopragengivale o sottogengivale (in tal caso rimane nascosto, se non alla vista del dentista). Esso crea un forte legame chimico con lo smalto dei denti, che può portare anche ad una fusione tra i 2 tessuti, e quindi alla sopravvivenza di residui di tartaro anche dopo la pulizia praticata da un igienista.
Com’è fatto un calcolo dentale?
Il tartaro è in gran parte inorganico (dal 70 al 90%), ovvero composto di sostanze non viventi, e ci troviamo principalmente Calcio (quasi il 40%) e Fosforo. Con parti minori di Diossido di Carbonio, Magnesio, e tracce di altri elementi e minerali. Il processo di calcificazione della placca dentale pare inizi molto presto, tra un lavaggio e l’altro, probabilmente in un tempo che va dalle 4 alle 8 ore.
La calcificazione porta al formarsi degli strati minerali che, se non rimossi, raggiungeranno il loro massimo accumulo in qualche settimana; a seconda delle caratteristiche soggettive del paziente, in pochi mesi. I denti più soggetti al deposito di tartaro sono gli incisivi inferiori (gli incisivi e incisivi laterali della mandibola), ma nessun dente è immune.
La formazione del tartaro è ancora materia di studio; se, per esempio, il tipo di dieta ha sicuramente un’influenza sullo sviluppo o meno del calcolo dentale, i principali fattori di rischio sono i seguenti:
- Età. Più si è avanti con gli anni e più si nota una crescita dell’accumulo di tartaro. Probabilmente la cosa è da associarsi con un cambiamento nella quantità e qualità della saliva.
- La rimozione meccanica (con lo spazzolino, almeno 2 volte al giorno per 2-3’) dei residui di placca è la garanzia migliore per combattere questo nemico. Ma il calcolo dentale può comunque formarsi anche in presenza di un’accurata igiene orale; non demoralizzatevi, è per queste cose che hanno inventato l’ablazione del tartaro!
- Modifica la composizione della saliva e aggredisce lo smalto dei denti, favorendo i depositi
- Ph: un innalzamento del Ph della bocca (tendenza ad essere troppo basico) favorisce la formazione del tartaro
- Saliva: in generale più saliva viene prodotta e passa per la bocca, meno è il rischio di calcolo. Attenzione, quindi, alla secchezza delle fauci, la xerostomia.